DR. JEAN PAULIN M.
Il datore di lavoro non può fare test sierologici ai dipendenti:
Lo afferma il Garante della privacy.
Ai lavoratori può essere chiesto di sottoporsi a esami solo se vengono disposti dal medico competente o da un altro professionista sanitario.
Ultimamente ho ricevuto numerose telefonate da parte dei datori di lavoro che vogliono sapere come fare per sottoporre i loro dipendenti ai test sierologici, spesso semplicemente per avere sentito dire, o per avere appreso dalla televisione che era importante per la diagnosi e per tanti altri motivi.
Ho provato telefonicamente a rispondere ad alcuni, ma poi ho pensato di scrivere questo articolo per spiegare a chi volesse imbarcarsi in questo volo in partenza con il cielo non tanto sereno e probabilmente con qualche di turbolenza.
Intanto è bene ricordare la circolare del Ministero della Salute 0016106‐09/05/2020‐DGPRE‐DGPRE‐P, che contiene le attuali indicazioni nazionali di riferimento sui test sierologici.
Secondo la circolare i test sierologici sono utili:
- per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità;
- per evidenziare l’avvenuta esposizione al virus;
- per identificare l’infezione in individui asintomatici o con sintomatologia lieve o moderata;
- per definire il tasso di letalità dell’infezione virale rispetto al numero di pazienti contagiati
si capisce quindi che l’importanza dei test sierologici sta sopratutto nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale, per definire il vero tasso di letalità del COVID-19.
Il datore di lavoro può sottoporre i dipendenti ai test sierologici per il Covid-19?
A questa domanda rispondono due FAQ appena pubblicate sul sito del Garante www.garanteprivacy.it. che forniscono indicazioni per un corretto trattamento dei dati personali da parte di pubbliche amministrazioni e imprese private e chiariscono i presupposti per l’effettuazione dei test sierologici per il Covid-19 per i lavoratori.
Il Garante specifica, in particolare che, nell’ambito del sistema di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro o di protocolli di sicurezza anti-contagio,
- il datore di lavoro può richiedere ai propri dipendenti di effettuare test sierologici solo se disposto dal medico competente o da altro professionista sanitario in base alle norme relative all’emergenza epidemiologica.
- Solo il medico del lavoro infatti, nell’ambito della sorveglianza sanitaria, può stabilire la necessità di particolari esami clinici e biologici.
- E sempre il medico competente che deve suggerire l’adozione di mezzi diagnostici, quando li ritenga utili al fine del contenimento della diffusione del virus, nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie, anche riguardo alla loro affidabilità e appropriatezza.
- Le visite e gli accertamenti, anche ai fini della valutazione della riammissione al lavoro del dipendente, devono essere attuati dal medico competente o da altro personale sanitario, e, comunque, nel rispetto delle disposizioni generali che vietano al datore di lavoro di effettuare direttamente esami diagnostici sui dipendenti.
Nelle FAQ l’Autorità precisa inoltre che le informazioni relative alla diagnosi o all’anamnesi familiare del lavoratore non possono essere trattate dal datore di lavoro (ad esempio, mediante la consultazione dei referti o degli esiti degli esami). Il datore di lavoro deve, invece, trattare i dati relativi al giudizio di idoneità del lavoratore alla mansione svolta e alle eventuali prescrizioni o limitazioni che il medico competente può stabilire.
Il Garante ha chiarito infine che la partecipazione agli screening sierologici promossi dai Dipartimenti di prevenzione regionali nei confronti di particolari categorie di lavoratori a rischio di contagio, come operatori sanitari e forze dell’ordine, può avvenire solo su base volontaria. I risultati possono essere utilizzati dalla struttura sanitaria che ha effettuato il test per finalità di diagnosi e cura dell’interessato e per disporre le misure di contenimento epidemiologico.
E quindi chiaro che i datori di lavoro che vogliono sottoporre i loro dipendenti ai test sierologici devono prima di proporli ai dipendenti, valutare insieme al medico competente l’importanza e la necessità di tale esame nell’ambito generale della sorveglianza sanitaria. il rischio contagio da coronavirus va valutato nel contesto aziendale. Le priorità sono tutte le misure barriere che vanno messe in atto per ridurre al minimo la diffusione del virus.
L’effettuazione dei test sierologici deve essere considerata come misura aggiuntiva, e volontaria da parte del datore del lavoro ma non indispensabile per la sicurezza contro il COVID-19. I risultati ottenuti dai test non sono sempre sufficientemente attendibili ciò dovuto al fatto che i test sierologici attualmente disponibili presentano alta eterogeneità sia in termini di tecnica utilizzata sia in termini di accuratezza, presentando una sensibilità non ancora soddisfacente.
E comunque, i risultati dei test non posso avere in impatto sul giudizio d’idoneità. I lavoratori risultati positivi saranno automaticamente allontanati dall’ambiente di lavoro in attesa del risultato del tampone come prevede il protocollo nazionale.
Una risposta sicura sulla diagnosi di positività al COVID-19 può arrivare al momento solo dai tamponi, che però sono gestiti solo dalla Sanità pubblica che li destina solo a categorie ben precise (dai sintomatici ai sanitari).