Dr. Jean Paulin M.

1-Cosa sono?  In che cosa consistono?

i test sierologici sono esami ematochimici utili per indagini epidemiologiche che ci consentono di verificare quanto ha circolato il virus in una zona specifica o dentro una comunità, residenze per anziani, ospedali.

 

NON hanno alcuna valenza ai fini diagnostici, per i quali l’unico strumento efficace resta il tampone.

A mio parere, fuori dal contesto comunitario in studio, non ha senso effettuarlo, anche perché se dovesse risultare positivo, indipendentemente dallo stato di salute, scatta la quarantena in attesa del risultato del tampone che diventa obbligatorio per accertarsi di non essere portatore del virus.

L’esame consiste nella ricerca e nel dosaggio delle immunoglobuline specifiche nel siero ematico, espressione dell’attività del sistema immunitario contro il virus Sars-CoV-2. si tratta quindi determinare la quantità di due proteine specifiche definiti IgM e IgG.

2-Cosa sono le “IgM” e le “IgG”?

Sono i valori che gli esami sierologici per il SARS-CoV-2 puntano a identificare: si tratta di anticorpi che hanno comportamenti un po’ diversi tra loro.

Le IgM sono la manifestazione della prima risposta del sistema immunitario e compaiono normalmente non prima di cinque giorni dopo che il virus viene contratto e tendono a negativizzarsi dopo qualche settimana dalla fine della malattia.

Le IgG, invece, si muovono più lentamente e compaiono generalmente dopo 10-15 giorni dal contatto con il virus per poi mantenersi positive, generalmente, per molto tempo, anche anni. Ma questa durata può variare da virus a virus e non si sa precisamente dopo quanto tempo le IgG del coronavirus inizino a diminuire sensibilmente.

3-l’esame sierologico serve per capire se una persona ha il Covid-19?

No, questo esame di fatto non dà alcuna diagnosi sullo stato di salute nel momento del prelievo ma fotografa la situazione di 5-10 giorni prima,

tra l’altro con interpretazioni differenziate a seconda di quale parametro (IgM/IgG) si stia considerando. Un esame che dia un risultato di IgM e IgG negativo non significa affatto che la persona non abbia contratto il virus negli ultimi giorni; addirittura potrebbe trattarsi di un paziente infettivo che non ha ancora prodotto una risposta anticorpale tale da rientrare nel range di sensibilità dell’esame.

L’unico modo per determinare la situazione attuale è effettuare un tampone orofaringeo per l’identificazione del virus, che resta un esame utile e in alcuni casi da associare agli esami sierologici.

4-Per la diagnosi di COVID-19 è meglio l’esame sierologico o il tampone?

Assolutamente il tampone.  E l’esame chiave per determinare se l’individuo è malato, infettivo ed emette virus.
L’esame sierologico ci racconta invece se l’individuo ha incontrato sulla sua strada il virus. I due esami, in molti casi, sono da associare per una diagnosi certa.

5-Per la diagnosi di guarigione?

per fare una diagnosi di guarigione, serve un doppio tampone negativo.

6-Basta questo esame per garantire che un paziente sia immune?

Se, a valle dell’esecuzione dell’esame sierologico, si ottiene un risultato con le IgM negative e le IgG positive, è lecito presumere, sulla base delle esperienze su altri virus, che l’organismo del paziente abbia già incontrato la malattia, sviluppando gli anticorpi specifici e che quindi possa essere immune a un nuovo contagio.

 

7-Ci sono però molti punti interrogativi:

la presenza di anticorpi conferisce automaticamente il “patente di immunità”?

Non è certo che il Coronavirus non possa essere contratto di nuovo (in alcuni studi sono riportati alcuni casi).    data la poca conoscenza del Sars-Cov-2 questo potrebbe mutare e ripresentarsi leggermente diverso, quanto basta per non essere riconosciuto dal sistema immunitario.

 

L’esperienza scientifica delle riposte anticorpale ci dice comunque che un paziente con le IgG positive è piu protetto e ha probabilmente meno probabilità di ammalarsi di un altro che abbia in

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